Breve escursus storico dello specchio e suo spasmodico utilizzo!.
Indovina indovinello : “qual è quell’oggetto che sin da bambine abbiamo scoperto essere irrinunciabile?” ma lo specchio, naturalmente!
Lo specchio è un’area riflettente tanto lucida da permettere la riflessione di immagini… la nostra immagine! Ecco il vero motivo della sua indispensabilità ed inalienabilità nel tempo
Sin dai tempi più antichi l’essere umano scoprì con stupore il proprio rispecchiamento nell’acqua disponibile in natura nei mari, laghi, fiumi, persino in ogni pozza e ne avvertì talmente forte l’irrinunciabilità, che - a fronte di luoghi privi di tale grazia – escogitò di riempire un piatto d’acqua.
Nel Medioevo si progredì a dischi di metallo un poco ricurvi e lucidati. I più abbienti usufruirono di rari dischi di vetro con un lato annerito dal piombo.
Solo nel XVI secolo, grazie a Leonardo Fioravanti – il personaggio ricercatore, considerato anomalo e controcorrente, studioso di medicina, seguace di Paracelso, definito “Empyricus” per la mancanza di un vero e proprio curriculum scolastico – si ottenne, descritta in un trattato, la tecnica per la realizzazione di specchi con l’utilizzo di due metalli, in grado di riflettere immagini: il mercurio o lo stagno.
Via via attraverso vari esperimenti nel corso degli anni, fu nel 1835 che Justus von Liebig – importante chimico tedesco – rivestì in argento un lato di una lastra di vetro.
Tutt’oggi, seppur con tecniche progredite, sia artigianali che industriali, si continua ad applicare su lastre di vetro un sottile strato di argento o alluminio. E dopo questo breve excursus storico, un cenno all’influenza psicologica nel guardare – scrutare!- allo specchio nostra immagine, è inevitabile.
Senza giungere a considerare il disturbo di dismorfofobia - ovvero la fobia che nasce da una visione distorta della propria immagine - è generalizzabile la nostra ansiosa ricerca di conferma estetica. Questo aspetto è dimostrabile dall’irresistibile – istintivo ed indagatore – sguardo che rivolgiamo a noi stessi, persino in una vetrina. Nulla importa se siamo usciti da casa - di tutto punto- dieci minuti prima.
Fintantoché l’immagine proiettata è di nostro gradimento, via libera… ci sentiamo bene; tuttavia il problema si pone quando anche un solo piccolo dettaglio ci rivela un’imperfezione che, seppur latente, evidenziata in quell’istante, ha il potere di turbarci. Crolla così la nostra sicurezza. Da quel momento siamo concentrati nella costante ricerca a conferma che “sì, il problema esiste!”. Seguono rassegnazione o prodigalità, a seconda del proprio carattere.
Non tutti possediamo la forza di prendere le debite distanze dal nostro aspetto estetico e, tanto per concludere con un esempio storico, come non annoverare la Contessa di Castiglione, considerata tra le donne più belle ed affascinanti della sua epoca (1837 – 1899), che per non assistere al proprio declino fisico, per non vedersi invecchiare, fece ricoprire con un velo nero tutti gli specchi di casa? Oggi direi alla Nobildonna Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, deceduta a soli sessantadue anni, che dalla chirurgia estetica avrebbe tratto un grande aiuto conservativo alla sua bellezza.
Daniela Cavallini